Il titolo della mostra, Intemporale, rimanda a una dimensione sospesa, non legata a un momento univoco, ponendo così l’attenzione su una serie di ricerche che, per problematizzare il presente, si riferiscono alla memoria, alla storia, alla rilettura del passato, ma anche al dipinto inteso come un ‘contenitore’ articolato dove possono coesistere riflessioni, rimandi e il sentire di tempi differenti. Come scritto dal grande storico dell’arte francese Georges Didi-Huberman, le immagini sono degli «oggetti sovradeterminati» dove convive «un montaggio di tempi eterogenei» che connettono a meditazioni e stilemi disomogenei in grado di esprimere una complessità attraverso il dato visivo. L’esposizione mette in dialogo il lavoro di cinque autori rappresentati dalla Prometeo Gallery - Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983), Iva Lulashi (Tirana, 1988), Rosanna Rossi (Cagliari, 1937), Giuseppe Stampone (Cluses, 1974) e Zehra Doğan (Diyarbakir, 1989) - con quello di cinque artisti emergenti che operano attraverso la pittura e il disegno: Nicola Bertolo (Vicenza, 1996), Nuvola Camera (Como, 1998), Silvia Capuzzo (Merano, 1996), Simon Pellegrini (Bergamo, 1997) e Aronne Pleuteri (Erba, 2001).
In taluni artisti vi è un rimando diretto al passato, come in Fabrizio Cotognini che nei suoi lavori rielabora in chiave contemporanea un ampio corollario di immagini classiche che si stratificano con parole e segni, armonizzando istanze apparentemente disomogenee. Nell’universo segnico di Giuseppe Stampone compaiono una serie di citazioni della storia dell’arte che, attraverso la trasposizione compiuta dall’artista, assumono dei risvolti socio-politici e si pongono in dialogo con una serie di icone emblematiche del momento che stiamo vivendo. In Zehra Doğan e Iva Lulashi è invece centrale il tema della memoria: per la prima, tutte le figure protagoniste dei suoi lavori incarnano le tensioni, le istanze libertarie e identitarie del popolo curdo a cui è strettamente legata la sua vicenda biografica; mentre la seconda pone in essere una ricerca pittorica che fonde, e sedimenta, alcuni specifici elementi dell’immaginario della propria terra d’origine, l’Albania, con le urgenze della sua vita quotidiana in una sovrapposizione tra memoria privata e collettiva; infine nelle opere di Rosanna Rossi non vi sono rimandi tangibili a elementi narrativi, ma tutto lo scibile umano e le realtà possibili sono ricondotte dall’autrice a un proprio alfabeto visivo geometrico fatto di colori, linee, cromatismi e superfici, e posto a disposizione della percezione del fruitore.
Tra gli autori emergenti ospitati dalla galleria Nuvola Camera realizza dei dipinti dove gli elementi narrati assumono una dimensione senza tempo, in cui le loro fattezze sono scarnificate, relativizzate, aperte a un senso di incertezza che le conduce verso nuovi e inattesi significati; anche i disegni di Simon Pellegrini sono giocati sull’essenzialità e sono il frutto di storie che con il tempo mutano, dove un evento si fonde (e confonde) con sogni, suggestioni e pensieri. I lavori di Silvia Capuzzo trasmettono un senso di impermanenza – del magma pittorico – che volutamente impedisce una visione cristallina e limpida dell’immagine e, al contrario, solletica lo sguardo del fruitore che ne compulsa una propria percezione ed esegesi. I dipinti di Aronne Pleuteri si relazionano con la storia della pittura negandone alcuni aspetti della tradizione – come l’iconicità della figura – ritenuti inesprimibili dall’artista: per questo i suoi scenari sono fatti di elementi frammentari e mutilati che negano gli usuali topoi visivi della rappresentazione. Nicola Bertolo popola invece le sue tele con una polifonia di personaggi (derivati tanto dall’iconografia dei manga e degli anime quanto da dipinti classici come Il parasole di Francisco Goya) – a tratti alieni dal contesto – che provengono da tempi e mondi differenti, ma tutti alla cerca di un proprio habitat.