Il lavoro è realizzato evolvendo il tema iconografico della danza macabra. Il cambiamento dei personaggi e dell’ambientazione rende uno spostamento spazio temporale, adatto a ricontestualizzare questo grande tema nella quotidianità, nella contemporaneità.
Alla processione degli scheletri sono sostituite delle ballerine prese in prestito dal grande artista Degas, e l’ambientazione ricavata dall’utilizzo di un originale incisione del 1700, di catafalchi funebri di nobili viennesi, del grande architetto italiano Giuseppe Galli da Bibiena , sostituisce la visione rupestre della storica processione.
Questi elementi vengono fusi per ricostruire uno spazio-tempo al di fuori di ogni percezione temporale. Con l’intento di stimolare come allora, anche oggi lo spettatore sulla tematica della caducità, della leggerezza e del pensiero che tutto è come un soffio. Disegno, architetture e proiezioni, sono fusi insieme per ricostruire una visione leggera e poetica... un luogo poetico senza tempo dove il morto può ballare (Dead Can Dance).