Mani come telescopi
Mani come sonde
catturano voci e forme
graffiano la carta
rompono confini
ancora
ancora
a ricordarci
lo spazio profondo del sentire
a ricordarci
il galleggiare nel non-tempo
solve et coagula
la speranza
E’ possibile tendere l’orecchio per ascoltare antiche storie.
Stralci di storia e di miti, pagine di letteratura, reperti che sussurrano racconti.
Con la la mano tesa come un arco, catturare lo spirito di un tempo passato,
vero o solo immaginato.
Possibile riportarlo alla luce dopo uno sguardo sul presente.
La mano di Fabrizio Cotognini è visionaria e dà corpo a una stratificazione di immagini mentali che sbeffeggiano tempo e spazio.
Immagini che fanno immergere in racconti vividi, quasi solidi, da cui è impossibile sottrarsi,
catturati in scenari teatrali dall’aspetto di tele di ragno in cui l’antica parola Mirabilia la fa da padrona.
Mirabilis è lo scheletro virtuale di tutti i suoi lavori: ogni immagine è portentosa perché contiene al suo interno le infinite possibilità di permutazione nella forma, capace di generare altre infinite forme, altre infinite storie.
La trama è fitta e zeppa di cortocircuiti: la sua opera socchiude porte che invitano ad entrare in un universo in cui tutto è possibile e sovvertibile nella nostra mente .
In questa riscrittura forse Cotognini rincorre lo spiritus mundi? Quell’ energia vitale universale che abbraccia ogni cosa, ogni manifestazione capace di dar senso al termine “eterno”?
Viviamo immersi nel nostro tempo, ma non siamo forse parte tutti di un non-tempo?